Caspita! Questa è una settimana importante: la settimana internazionale dell’allattamento materno e la settimana internazionale del babywearing. Mi manca quella del cosleeping e avrete la mia settimana ideale.
Tutto questo, il fatto cioè che io porto i miei figli in fascia, che li allatto fino a che ne hanno voglia, che dormo con loro finchè non danno chiari segnali di voler guadagnare il loro spazio nel loro letto, mi rende una di quelle mamme definite “Ad Alto Contatto”.
Prima di essere madre ad alto contatto, io sono una persona ad alto contatto, Eppure avevo il 50% di possibilità di non esserlo. Nasco da padre burbero e da madre di burro.
Significa che, per me, dimostrare amore, abbracciare, coccolare, esprimere le proprie emozioni, esserci fisicamente e con l’anima, è fondamentale e pure una cosa innata.
Quando è nato Mattia, chiunque e dico e sottolineo CHIUNQUE, si sentiva in diritto di dirmi la sua: lo copri poco, lo tieni in braccio troppo, è furbo, è viziato, non dargli il seno quando lo vuole dagli degli orari, eh ma è sempre attaccato, eh ti ha preso come ciuccio il furbetto….
Un bombardamento continuo, anche da chi non conoscevo, ma che banalmente incrociavo per strada.
Ecco, la mia fortuna è quella di avere una testa di coccio e se sono convinta di quello che sto facendo, non me ne frega nulla, vado per la mia strada. Ammetto però, che era scocciante e a volte destabilizzante.
Una neo mamma ha bisogno di aiuto vero, non di consigli inutili.
Sta di fatto che, io con la mia testa dura e il mio istinto di mamma (ho scoperto essere potentissimo, un super potere vero e proprio), ho allattato Mattia 18 mesi, sarei anche andata oltre, ma nel frattempo ero incita di Amalia e a un certo punto la signorina ha richiesto l’esclusiva: detto altrimenti non ce la facevo più fisicamente.
Togliere il seno a Matty è stato più doloroso per me, forse, che per lui. Ricordo che piangevo ogni volta che lui chiedeva di essere attaccato e io sostituivo il seno con altre coccole. Eppure nel giro di pochi giorni abbiamo ritrovato la nostra dimensione in un gesto che, ancora oggi, Mattia stenta a perdere, mi tocca il seno per addormentarsi, per rilassarsi, per consolarsi.
Non ho mai pensato che il mio latte fosse acqua, nemmeno che il mio seno, perché non una tg 5, non producesse abbastanza latte. Non ho nemmeno dato retta a nessuna critica, nessun consiglio che mi allontanasse dalla mia strada: allattare.
Molte leggendo penseranno, la fai facile tu, io ci ho provato per tanto tempo, alla fine ho dovuto passare all’allattamento artificiale. Dico a voi, care mamme, che purtroppo, ancora oggi alcuni operatori non sono preparati a sostenere e a supportare le mamme affinché recuperino un atto che è naturale. Siamo mammiferi, è vero, ma nel tentativo di promuovere l’allattamento al seno, si rischia di far sentire in colpa o mamme di serie B chi invece non allatta.
Non è questo il mio intento.
Vorrei invece, dirvi di non farvi mai scoraggiare, di rivolgervi a chi davvero vi può aiutare, A me con Mattia ha aiutato molto la Lega del Latte (LLLI): articoli, consulenti, tutto ciò che serve per allattare serenamente. Non permettete a nessuno di farvi sentire cattive madri, di dirvi che il vostro latte non basta, che è acqua, che vostro figlio sta deperendo per colpa vostra e del vostro latte. E soprattutto cercate la soluzione che vi renda serene.
Io rientro nella categoria di mamme fortunate, ho allattato Mattia con naturalezza, senza farmi mille paranoie, abbiamo iniziato il nostro percorso e siamo andati avanti. Non dimenticherò mai, la sua prima poppata, era tutto nuovo per me e per lui. Ricordo che quando aveva fame girava la testolina verso il seno e apriva la bocca. Mi faceva tanto ridere perché, spesso, la testa la girava verso il vuoto. Con Amalia è stato ancora più facile. Io ero più sicura, appena nata l’ho avvicinata al seno e lei si è attaccata e da allora non ha più smesso.
Mi hanno di nuovo detto che dovevo darle il ciuccio, perché lei oramai del mio latte non ha bisogno e quindi, si attacca per vizio. Mi hanno di nuovo detto allora, che la sto viziando. Io me ne frego altamente.
I vizi sono altri, hanno come oggetto sigarette, slot machine e altro ancora. Non hanno per oggetto il seno, le coccole, l’amore materno che, per me, non è mai troppo.
Guardarsi negli occhi, mentre tuo figlio si nutre del tuo latte, uno dei momenti che mai dimenticherò. Amalia cambia anche il colore degli occhi, diventano di un grigio intenso. Lei è più decisa di Mattia, quando la vuole si mette già in posizione e si prende il seno, con le due manine, come un calice. Vederla abbandonarsi, con gli occhi chiusi e poi, beata addormentarsi. Sentire il suo respiro, la manina che ti accarezza. Sentire il pianto trasformarsi in un gorgoglio contento. Fissarci negli occhi e dirci tutto, senza nemmeno aprire bocca. Una danza, un melodia dolcissima e unica. Per la seconda volta, irripetibile, unica, nostra.
Allatto ovunque, la fascia mi aiuta molto, soprattutto ora che di figli ne ho due: con una bella X semplice, riesco ad allattare Ami anche mentre sto dietro a Mattia. Quando si è sole con due bimbi piccoli, purtroppo si ha meno tempo per stare seduta con calma ad allattare. Nel frattempo Matty potrebbe già aver distrutto mezza casa, MA, non è impossibile, basta organizzarsi. Io l’ho fatto con la fascia. Lei mi aiuta in tante cose e soprattutto nella più importante, continuare a essere una mamma ad alto contatto anche quando le circostanze, seppur meravigliose e con il nome di Mattia, lo rendono un po’ più complicato. Quando Ami è addosso a me, so che lei sente il mio calore, il mio cuore, il mio amore, anche se magari, rispetto a quando Mattia aveva la sua età, le attenzioni che le dedico sono diverse. Lo stesso vale per lui che, non deve passare in secondo piano. Insomma la fascia mi aiuta a mantenere l?equilibrio.
Allatto anche adesso, mentre sto scrivendo.
Per chi leggendomi pensasse che sono una madre appiccicosa e soffocante, voglio dire solo una cosa: essere ad alto contatto, non vuol dire essere invasivi e invadenti. Significa esserci e costruire un rapporto che ti renda, per dirla come il mio amato Bowlby, “una base sicura”. Per renderti cioè quella base da cui allontanarsi, sapendo che ci si può tornare ogni volta che si vuole. Lei è lì, ferma, amorevole e accogliente.
Sì, perché il duro compito di una mamma, è quello di dare amore incondizionato e nello stesso tempo accompagnare i propri figli nel mondo, affinché vadano con le proprie gambe dove vogliono loro.
Complimenti per l’articolo, molto bello. Io ho due bambini e ho provato sia l allattamento artificiale con la prima figlia sia al seno con il secondo ma non mi sono mai sentita una mamma di serie B anche perché quando ho smesso di allattare la mia bimba di latte né avevo a non finire ed era pure molto corposo,non ho mai creduto a chi mi diceva che era solo acqua o era poco, semplicemente lei era pigra e non voleva succhiare e così è rimasta anche con il cibo adesso. Con il secondo purghi dovuto prendere obbligatoriamente l’ antibiotico e quando ho ripreso al piccolo non piaceva più.. ho sempre rispettato i loro tempi..
Grazie a te per “vermi letto”, Giorgia. Quando si scrive di allattamento è sempre difficile trovare il giusto modo. Come dici tu, anche per me è fondamentale rispettare i loro tempi e anche che una mamma sia serena. Quando hai una mamma serena anche il bimbo lo è.
Purtroppo non tutte hanno la forza di mandare a quel paese critiche e obiezioni e fare di testa propria. Quando mi parlavano di istinto materno, io ero scettica sul fatto di possederne uno. Dopo che è nato Mattia ho invece, capito che esiste eccome. Specialmente i primi tempi. E di quello mi sono fidata. Ho invece, tante amiche che hanno allattato pochissimo e ancora oggi, che sono alle prese con lo svezzamento, si colpevolizzano e si pongono mille dubbi. Questo non è giusto.
Grazie ancora per le tue parole!